E'
di questi giorni la notizia della riduzione di una
molteplicità di corsi di laurea motivata da
necessità di bilancio, ovvero, in termini poco
nobili, dalla necessità dello Stato di valutare
la cultura meramente su parametri economici.
Nella Patria dell'Umanesimo la
misura dei valori su scala di bilancio “di
cassa”, quantitativa anziché qualitativa,
dovrebbe rappresentare qualcosa di simile ad una
perversione, invece … non scaturisce dibattito
né preoccupazione, nulla.
Anche la luce riflessa nella
cultura da molti corsi di laurea di Pianificazione
Territoriale, in prestigiosi Atenei, si farà
più flebile.
Allora
si impone una riflessione:
Se è tutto sacrificabile
alle apparentemente contingenti istanze di bilancio,
dovremmo ritenere vero che ogni fattore che
all'apparenza costituisce costo possa essere
eliminato, e ogni elemento naturale disponibile
potrà essere parimenti considerato
illimitatamente sfruttabile e comprimibile, senza
nocumento alcuno per la società, anzi con
vantaggio collettivo.
Ma
quanto appena detto è chiaramente errato, e
tale impostazione viziata non può divenire
assioma, perchè smentita dalla Pianificazione
Territoriale ed Ambientale.
La Scienza di Pianificazione
Territoriale ed Ambientale che vorremmo sempre
più insegnata nelle Università e
praticata nella Professione è un patrimonio che
comporta un silenzioso ma non per questo inefficace
risparmio, vantaggio economico e sociale
oltrechè miglioramento della qualità
della vita di tutti.
Nessuna
società civile può vivere al meglio in
modo organizzato a prescindere dall'Urbanistica e dal
pregio che i Pianificatori, che ne sono autorevoli
interpreti, conferiscono alla stessa anche in termini
di razionalità e di analisi dei rapporti di
profitto / perdita, con una corretta gestione e
trasformazione del territorio.
Le città hanno bisogno di
pianificazione d'area vasta per collegarsi al proprio
entroterra, i piani dei parchi e delle aree protette
enfatizzano una rispettosa proposta
sociologico-economica e suggeriscono nuove
opportunità di lavoro.
La VAS è elemento di
valutazione preventiva per il miglioramento del
rapporto piano-progettuale, ed è stata
introdotta da una Direttiva Europea;
senza esperti Pianificatori si
esce dall'Europa, che emana direttive ambientali, per
il recepimento delle quali l'Italia è in
costante ritardo, anche stante la pessima abitudine di
non coinvolgere obbligatoriamente i Pianificatori
negli aspetti applicativi.
Il territorio oggetto di
pianificazione è da intendersi nella sua
globalità, e nessuna figura Professionale
può conferire miglior cognizione amministrativa
ed urbanistica d'insieme rispetto a quella del
Pianificatore / Urbanista.
Gli esempi sono sotto gli occhi
di tutti:
L'inapplicata
pianificazione del traffico urbano comporta deficit
economico ed ambientale dovuto allo spreco dei
carburanti, all'inquinamento e allo stress, l'ignorata
pianificazione del verde e delle pavimentazioni
stradali fotocatalitiche causa deficit anche di
salubrità e problematiche sanitarie con
evidenti ricadute nell'economia.
L'errata pianificazione delle
infrastrutture sportive e ricreative comporta onerose
e false necessità di mobilità con
annessi costi, per cui si può dire con certezza
che la riduzione dei corsi di Pianificazione
danneggerà ulteriormente l'interazione tra
opera e paesaggio.
Le
errate pianificazioni del commercio causano default di
iniziative, e così via.
La riqualificazione del
territorio e dell'edificato non deve passare
attraverso ulteriore sacrificio di suolo, ma
attraverso Società di Trasformazione Urbana,
che devono essere condotte da Pianificatori /
Urbanisti e da nessun altro; tramite tali strumenti si
potranno finalmente sostituire ampie fasce di
periferie degradate, laddove in spregio alla
socialità e all'economia gli attuali residenti
dovranno altrimenti accollarsi, tra qualche anno, gli
enormi costi e le modalità di ristrutturazioni
ed imprevisti interventi di interi edifici e quartieri
che si troveranno ad essere decrepiti.
Ci si dovrebbe aspettare,
quindi, contrariamente alla sottovalutazione dei corsi
di Pianificazione, che il ricorso alla figura
professionale del Pianificatore / Urbanista non venga
disatteso, ma anzi incentivato con doverosi spazi
nelle Università e nel mondo del lavoro.
Lo Stato farebbe un ottimo
investimento nel proporre alle Università nuovi
corsi di Laurea in Pianificazione, in quanto gli
Urbanisti / Pianificatori sono troppo pochi e agli
stessi non sono riconosciute le doverose ed
indispensabili competenze che prima o dopo dovranno
essere conferite in via esclusiva.
La realizzazione di contenitori
(edifici residenziali, industriali od altro)
all'interno di contenuti insoddisfacenti ed inadeguati
comportano e comporteranno tensioni e problematiche
sociali dalle costosissime possibilità di
risoluzione.
Solamente
i Professionisti esperti di Urbanistica, di Diritto
Privato, Pubblico ed Urbanistico, aventi
sensibilità nell'Economia e nelle Scienze
Sociali come i Pianificatori sono in grado di
correlare con giustezza i fattori biologici con quelli
culturali ed ambientali, ma per risparmiare sulla
creazione di future classi professionali in tal senso
si sprecheranno miliardi di Euro per i disservizi, gli
sprechi e dissesti che conseguiranno all'involuzione
della sensibilità e della cultura urbanistica
derivante dall'angusto spazio offerto alla
Pianificazione anche nell'Università.
E' quindi lecito ed auspicabile
attendersi, dalla classe politica, nell'interesse
comune del nostro Paese e delle future generazioni,
fattive proposte per la tutela dei corsi di laurea in
Pianificazione Urbanistica e l'implementazione delle
competenze Professionali in analogia alle altre
categorie tecniche, anche in via esclusiva o comunque
superiore, con obbligo di ricorso al parere del
Pianificatore / Urbanista in qualsivoglia
attività modificativa dell'ambiente e del
territorio che possa dare luogo a titolo abilitativo.